Speravate la smettessi con questi post pieni di fiori e verzura ?!
Niente da fare, quest’anno non ne esco !
E come potrei, vista la magnificenza del mio glicine e l’esuberanza di tutto ciò che gli gira intorno?!
C’è davvero una magia nell’attesa della bellezza che i fiori disvelano e in questi anni di evoluzione personale ho sviluppato una vera e propria venerazione per chi di questo incanto ha fatto una scelta di vita.
Pia Pera è una specialista di letteratura russa che ad un certo punto della sua vita ha scelto di dedicarsi a ciò che più la rendeva felice: occuparsi dell’orto e del giardino.
Trattandosi di un’anima speciale e preziosa, alla fatica fisica della coltivazione ha affiancato quelle della riflessione e della scrittura.
I suoi libri a tratti li ho trovati un po’ noiosi ma mi hanno comunque portata ad uno stato di empatia totale con la loro autrice.
Ora è uscito questo suo nuovo libro che racconta della terribile malattia che l’ha colpita ( la sla ) ed è considerato una sorta di congedo, di addio…e io sono qui che ancora non ho trovato il coraggio di iniziarlo perchè anche solo la vista del titolo ( che è bellissimo) mi fa stare male.
Non leggerlo sarebbe un tradimento nei confronti di chi ha avuto il coraggio di essere felice e la generosità di mettermi a conoscenza del segreto per farlo.
Pia Pera è come un’amica e con le amiche non si condividono solo le cose belle, ma affrontare l’assenza di speranza è una cosa che in questo momento non riesco a fare nel migliore dei modi.
Spero lo leggiate voi per me intanto e che mi diciate che dentro una speranza c’è comunque.A tirarmi su ci sono però tante piccole cose.
La mia cuochina che dopo esser stata “male come un cane” per una intera settimana è tornata a scuola piena di energie e voglia di fare.
Inutile dire che ancora non ho mandato giù la scelta scolastica di mia figlia ma vederla stendere la pasta e tirar fuori dal nulla un vassoio di tagliatelle che si sono rivelate perfette e buonissime, mi ha finalmente convinta che qualcosa di buono lo sta imparando.
E non è solo una questione di abilità manuale…si tratta piuttosto del poter constatare che è avvenuta in lei una maturazione lontanissima da quella che mi aspettavo io ( che i ragazzi li vorrei tutti con la testa sui libri) ma non per questo meno importante e prodigiosa.
Io davvero non ci potevo credere quando l’ho vista affaticata dalla stesura dell’impasto e concentratissima nel taglio, perchè mi è sembrato per la prima volta di vedere mia figlia per quello che realmente è.
Non più la mia proiezione di tutto ciò è stata da bambina e di quello che mi aspettavo diventasse, ma una ragazza abile e concreta con cui è bello passare il tempo e che sta imparando a fare cose che vorrei saper fare anche io, tanto da ritrovarmi improvvisamente uno scalino più sotto, piena di ammirazione e di orgoglio.
E’ un buon periodo questo con i miei figli.
So che i turbamenti dell’adolescenza sono lontani dall’essere terminati ma mi sono resa conto che spesso ero arrabbiata con loro e i consigli che davo erano carichi di rabbia, giudizi e rimprovero.
Tutta quella disapprovazione che tentavo di nascondere mi scappava fuori negli sguardi e nel tono delle parole.
Ho pensato molto a questa cosa e al fatto che non riuscivo a controllarla, fin quando mi sono resa conto che affrontavo i miei figli carica non solo delle mie aspettative ma di tutte quelle degli altri e vedevo il loro voler essere diversi come un affronto al mio ruolo di educatrice.
Che poi pensare a me come ad un’educatrice mi fa solo ridere !
Comunque mi sono fatta un bell’esame di coscienza ( praticamente la mia attività principale di questi tempi ) e ho pensato molto a quello che ero e che provavo quando avevo la loro età.
Sono così giunta ad una visone illuminante che mi ha tolto il peso di molte angosce ed ha avuto effetti immediati e positivi sui rapporti familiari.
Ho capito che i miei figli non sono un mio “prodotto” ma sono liberi di essere diversi da come mi aspetto e non devo vivere questa cosa come un affronto personale, ma come una risorsa e un incentivo ad affrontare la fatica di scoprirli e conoscerli per quello che sono.
Certo, tutto questo risulta molto più facile quando ci si trova di fronte al mare con uno Spritz e una serie di porcherie buonissime da far sparire 😉 !Tutto questo pensare non mi distoglie però dall’agire !
Ho interrato tutta una serie di bulbi e rizomi che daranno i loro frutti tra qualche mese e di cui controllo la crescita con una costanza quasi maniacale.
Sto portando avanti un maglione di alpaca con scollo a V che misteriosamente è venuto di due taglie superiore alle aspettative e quindi mi sembra non finire mai, ma adoro questa sua inaspettata morbida abbondanza, quindi ho optato per portarlo a termine così come sta venendo anche se mi ci vorrà il doppio del tempo.
La grande novità è che mi sto per imbarcare nella realizzazione di una nuova coperta ( un’altra !).
Ho perso la testa per i mandala all’uncinetto e quando ho visto che venivano utilizzati come basi per delle coperte pazzesche ho deciso che assolutamente dovevo farne una.
Ancora sto decidendo i colori e mi sto lentamente rassegnando all’idea di dover utilizzare il cotone ( che non amo per niente) in quanto dona un maggior risalto all’infinità di punti che compongono questi copriletti.
Ma non trovate che siano incredibilmente belli ?
(le foto le ho prese da Ravelry e qui, qui e qui ci sono i link dei pattern ).Vi lascio col mio barattolo di lucciole ecologico ( si tratta di minuscoli led ad energia solare ) che mi ricorda “il paradiso” tante volte raccontato da mia madre che quando era piccolissima, come un Dio impietoso, catturava tante lucciole e dopo aver sputato per terra le spalmava con un sasso sul cemento del cortile, creando così un suo crudelissimo paradiso luminescente.
Buon fine settimana lungo !
♥