In déu

Ok.

Dichiaro l’estate ufficialmente finita e confermo il nostro quasi totale rientro nei ritmi del sistema e del mondo.

Che poi non è mica così male !

Il giardino ha finalmente tirato un sospiro di sollievo e grazie alla pioggia e alle temperature più vivibili,  il verde è tornato ad essere abbagliante ed ipnotico.

Il figlio del mio lampone mi sta regalando frutti deliziosi.
Pochini eh…e mai più di tre per volta… ma di un buono !
E pensare che la pianta vera sta da un’altra parte. L’avevamo spostata in ombra per darle una posizione migliore, ma nel vecchio posto ( sotto lo schioppo del sole ) è spuntato un rametto che piano piano è diventato rovo e che nonostante le condizioni climatiche avverse ha prosperato e si è riempito di grappoli squisiti.
La pianta vera invece ad un certo punto sembrava quasi morta, poi ha rimesso un po’ di foglie ma stenta a crescere e sembra chiedermi ogni santo giorno di tornare là dov’era prima, che anche se a me non sembrava la posizione giusta lei ci stava bene lo stesso.

E suppongo che è da faccende come questa che dovrei trarre una bella lezione di vita, invece niente, mi limito a sguazzare nei sensi di colpa.

Mi sento in colpissima anche per tutte le mele cadute, che sono così buone ma il verme dentro mi fa schifo proprio e quindi mi sono ripromessa che il prossimo anno mi metterò di buzzo buono e farò il trattamento giusto al momento opportuno, tanto che il 2018 sarà l’anno del mio primo vero raccolto di mele con tutto ciò che ne consegue ( torte, confetture, eccetera ).

(Lo scrivo qui, a imperitura memoria, così eventualmente qualcuno potrà rinfacciarmelo)Questo invece dovrebbe essere l’autunno dei funghi (da fotografare of course).

Le mie scarpe da bosco scalpitano dentro la loro scatola e io finora ho immortalato solo muffacce che crescono un po’ ovunque nel nostro giardino… ma sono fiduciosa.

Il nostro parco gatti si è arricchito di una nuova misteriosa presenza.

Una intoccabile micina tricolore, arrivata da chissà dove, che abbiamo tentato di  conquistare in tutti i modi ma senza successo.

Non c’è verso di avvicinarla ma un nome se lo è guadagnato lo stesso e quel nome è Margot I  la superba.

E mentre io divago, osservo e contemplo c’è chi si rimbocca le maniche, calza gli stivaloni e fa davvero quello che si deve fare in campagna !

Il mio Capo ♥

Il mio Capo, che oltre ad essere la persona più meravigliosa del mondo, è anche mio marito e quindi talvolta gli toccano delle bizzarre incombenze, che porta a termine nonostante la loro intrinseca assurdità, data dal semplice fatto che le ho pensate io.

Tipo questa fantastica fish tower che mi ha installato nel laghetto.

Sembrava bellissima.
Finalmente un faccia a faccia quotidiano col mio pesce Haruki e per lui l’occasione di buttare un occhio al mio mondo.
Un’incredibile opportunità per evolverci.
Invece niente.
Ho giusto ‘ste due foto sbiadite fatte col cellulare.

Non so se è colpa del gatto che lo ha terrorizzato o se semplicemente non ha trovato nulla di interessante per cui valesse la pena infilarsi nell’ascensore, fatto sta che non ci ha più messo piede, nemmeno per sbaglio, e giorno dopo giorno dentro la torre han preso piede le alghe e l’acqua è diventata di un torbido inquietante.

Così la mia tanto ambita tower è stata momentaneamente rimossa ma non mi arrenderò e appena l’avrò ripulità la rimetterò al suo posto e io e il Capo ci piazzeremo di nuovo a distanza di sicurezza aspettando che accada qualcosa.Che io al Capo, ogni minuto che passiamo insieme, mi accorgo che gli voglio un bene che è difficile spiegare.

Domenica siamo andati a teatro e abbiamo visto uno spettacolo molto bello dove si recitavano anche delle poesie in dialetto.

Il dialetto Romagnolo non lo capisco proprio benissimo ma ascoltarlo è un piacere ed io mi sono innamorata di questa poesia e di questo poeta che da giorni leggo e rileggo ritrovandomi in ogni pagina.

In déu

A l déggh sémpra ènca mè, in déu l’è e’ masum,
par stè insén, s’ t vu stè insén, in dis, in véint,
cmè t fé a stè insén?
la zénta invíci u i pis d’ès una masa,
“A sérmi una trantéina,
senza cuntè i burdéll”, e i è cuntént,
“A stémm insén”,
ch’u n vó dí gnént, t staré tachèd, no insén,
piò ch’a séi e pézz l’è,
stè insén l’è un’èlta roba, ta n t n’incórz?
no, i n s  n’incórz,
lòu, ès in póch l’è cmè no èsi, lòu
i à bsògn da ès in tint, in zént, in mélla,
in dismélla, in zentmélla,
che mè, a i so stè ’nca mè,
par San Martéin, ma la festa dla Piva,
magnè, bai, t chènt, t réid, t rógg,
parchè t chin rógg, l’è tótt un rugiadézz,
se no ta n t sint, e par lòu l’è alegréa,
ch’ l’ era un caséin, e mè alè zétt te mèz,
’s’ut ch’a t dégga, u m pareva, mo dabón,
d’ès da par mè,

invíci in deu, tè e li, la sàira, ad chèsa,
a un zért mumént t smórt la televisiòun,
t ciacàr un pó, li la va ’dla, la tòurna,
sorpresa! du gelè,
t vu crema o cecolèta?
pu d’ogni tènt u s scapa, u s va ti póst,
a magnè fura, e’ cino,
e’ cino l’è una roba,
cmè da burdéll al fóli,
u s sta lè tótt disdài, zétt, incantèd,
s’u t vén dal vólti da dì quèl, di dri
u i è sémpra éun che ragna: ssst! silenzio!
pu Fine, u s zènd al luci,
l’è cmè svigés, t sté sò, e e’ basta un gnént,
che ta i tén e’ capòt, che la s l’inféila,
ch’ta la strènz, no una masa, sno sintéila.

*

In due.   Lo dico sempre anch’io, in due è il massimo, | per stare insieme, se vuoi stare insieme, in dieci, in venti, | come fai a stare insieme? | la gente invece gli piace d’essere in tanti, | «Eravamo una trentina, | senza contare i bambini», e sono contenti, | «Stiamo insieme», | che non vuol dir niente, starai attaccato, non insieme, | più siete e peggio è, | stare insieme è un’altra cosa, non te n’accorgi? | no, non se n’accorgono, | per loro, essere in pochi è come non esserci, loro | hanno bisogno d’essere in molti, in cento, in mille, | in diecimila, in centomila, | che io, ci sono stato anch’io, | per San Martino, alla festa della Pieve, | mangiare, bere, canti, ridi, urli, | perché devi urlare, è tutto un urlío, | se no non ti senti, e per loro è allegria, | che era un casino, e io lí zitto in mezzo, | cosa vuoi che dica, mi pareva, ma davvero, | d’essere solo, || invece in due, tu e lei, la sera, in casa, | a un certo momento spegni la televisione, | chiacchieri un po’, lei va di là,  torna, | sorpresa! due gelati, | vuoi crema o cioccolato? | poi ogni tanto si esce, si va nei posti, | a mangiare fuori, al cinema, | il cinema è una roba, | come da bambini le favole, | si sta lí tutti a sedere, zitti, incantati, | se ti viene delle volte da dir qualcosa, dietro | c’è sempre uno che protesta: ssst! silenzio! | poi Fine, si accendono le luci, | è come svegliarsi, ti alzi, e basta un niente, | che le tieni il cappotto, che se l’infila, | che la stringi, non molto, solo sentirla.

E niente, Raffaello Baldini ha questo modo di guardare il mondo che mi commuove e mi fa sentire a casa.

Buon fine settimana !

***
Se avete un paio di ore libere, sempre a proposito di poesia, vi consiglio questo film bellissimo

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ossessioni d’autunno

ottobre15 (1)L’autunno è una stagione MERAVIGLIOSA che a casa nostra è iniziata ufficialmente con la produzione della prima torta di mele ! ott (1)ottobre15 (4) e sta proseguendo con le minestre, il gulash de noantri  e tanti altri piatti invernali che ci fa piacere ritrovare nel piatto e nel pancino.

Soprattutto al piccolo di casa che non ama molto le “crudità” dell’estate e arriva a settembre notevolmente alleggerito e smunto.

ott15il calo delle temperature in realtà è stato lieve.
io ovviamente ho già messo su il maglione di lana ma la mattina davanti a scuola c’è ancora gente che gira allegramente in calzoni corti e maglietta.

ottobre15 (6)ottobre15 (15)006 (3)i miei gatti ( che mi somigliano in maniera clamorosa )  hanno cominciato la loro lenta azione di logoramento della padrona, che consiste nel mostrarsi affamati e infreddoliti davanti al vetro della finestra, cosicchè ella, in preda all’affetto e al senso di colpa, finisce con l’aprir loro le porte di casa e della dispensa, pentendosene poi quasi immediatamente vista l’incredibile sfacciataggine e invadenza mostrata da questi brutti ceffi.

ottobre15 (7)ottobre15 (12)ottobre15 (10)ottobre15 (11)ottobre15 (8)ottobre15 (14)ottobre15 (13)c’è da dire che le gatte più anziane, che vantano ormai una decina di anni di esperienza sulle spallucce, sono quelle che meglio si adattano ai cambi di stagione e a parte un leggero aumento dell’appetito non mostrano nessun segno di insofferenza o disagio rispetto alla diminuzione delle temperature.

ottobre15 (9)la Zelda invece ha tirato giù le tendine della sua cuccia e la mattina non si fa viva prima delle nove.

ottobre15 (3)dentro casa invece l’autunno è la stagione delle ossessioni.

non so com’è ma mi prendono delle manie che non mi lasciano scampo.

suppongo sia un trucco del mio cervello per evitarmi la caduta in letargo, che ancora non è propria della nostra specie ma che come ho già spiegato altre volte, la natura sta sperimentando su di me affinchè io mi trasformi nell’anello di congiunzione con una nuova tipologia di essere umano 😉

ottobre15 (5)la mia copertina granny è quasi terminata.
a giorni aspetto la consegna delle scorte invernali di lana e porto a termine la parte più noiosa che è quella dell’assemblaggio.

ottobre15 (2)amigurumi dolls (7)amigurumi dolls (6)amigurumi dolls (4)amigurumi dolls (8)nel frattempo però mi sono innamorata perdutamente di queste meravigliose dolls e quindi, nonostante sia lontano il tempo in cui mia figlia giocava con le bambole ( e ancor più lontano quello in cui ci giovavo io ), ho deciso di costruirne un paio per il solo piacere di farlo.

le prime che vedete sono di DiBlossom che vive in Kuwait ed è bravissima.

Da quello che ho capito si ispira al libro di Isabelle Kessedjian e ai suoi schemi, di cui però ha notevolmente migliorato la fattura e l’espressività dei visi, rendendoli molto più dolci e simpatici.

amigurumi dolls (3)amigurumi dolls (2)amigurumi dolls (1)ancora più particolari sono le dolls di Mint Bunny che hanno gli occhi ricamati, simili a quelli delle protagoniste dei manga e abiti molto più ricercati e alla moda.

ma non sono bellissime ?!
tumblr_mrdom2KlJ61qa44bwo1_12806c307c69080f3dc0e0370632c398986811892317_805011479618703_1675113151392663651_o12072765_1063375007020318_6807896318593233905_n1891134_1014080691949750_3651713486883501878_npoi mi ha preso la fissa delle scritte ricamate lasciate dentro i telai, come fossero cornici.
ne dovrei produrre almeno una dozzina che starebbero benissimo sopra il mio letto, messe un po’ alla rinfusa.
il problema è che pur non essendo malaccio come ricamatrice ( secoli fa ho anche frequentato un corso ) credo di non avere abbastanza esperienza per mettere assieme delle sfumature così strepitose e perfette come quelle delle foto.
quindi ben che vada ne farò due o tre che resteranno lì a fissarmi e a ricordarmi che non sono poi così brava come credo.
11216805_1016537721711706_6069311210821433170_n11923603_1012112182154260_1689116267188019665_n12046722_1027094390656039_3654301386797656828_nanche le ghirlande sono una bella ossessione.
soprattutto in questo periodo di colori autunnali.
quelle delle foto sopra sono di AboutGarden, la mia è quella qui sotto.
Notate pure quanto è evidente lo scarto netto tra aspettativa e realtà.ott (4)ott (3)non tralascio di raccontarvi che il melograno si è staccato praticamente subito e ho quindi dovuto porre rimedio con un’abbondante colata di colla a caldo, che fa poco natura e raccoglitrice dei boschi ma tanto…2_Stephen-King_22.11.63_copertinacovercover lumanche i libri sono una bella ricetta anti-letargo.

ho trovato bellissimo quello di Stephen King sull’omicidio Kennedy, tanto che poi mi sono ufficialmente votata al culto dell’autore e dopo essermi riletta un paio di suoi classici horror, dopo aver scoperto che mi piacerebbe partecipare al tour del Maine sulle tracce dei suoi libri, dopo aver divorato la sua biografia e tutto il resto, mi sono sparata Cose Preziose in meno di due giorni e sul finale ho capito che dovevo fare basta.

Quindi per disintossicarmi sono passata al pluripremiato I luminari.
Per ora non ci sto capendo niente ma suppongo sia a causa del deterioramento del mio unico neurone.
Se tutti hanno detto che è bellissimo DEVE esserlo e il fatto che io non riesca a tenere a mente i nomi dei personaggi, la loro professione e i loro legami è probabilmente un problema mio.
Ma sono sicura che presto arriverò al punto in cui tutto lo schema narrativo mi apparirà chiaro e lampante nella sua genialità e finalmente riuscirò a tirare le fila dell’intreccio restandone folgorata come tutti.050wrwerwerwrrewe445ott (2)molte altre cose affollano i miei giorni ma questo tempo grigio non mi consente foto decenti e quindi mi vedo costretta a censurare parecchi scatti.

Mia figlia, dopo essersi tinta i capelli di viola, ha finalmente fatto ritorno a scuola e questo rende le nostre giornate molto più normali, anche se gli orari sono completamente sballati rispetto agli anni scorsi.

Sono riprese le attività sportive e anche il Capo ha voluto dare una svolta salutista alla sua vita, tanto che ogni sabato e domenica ci concediamo lunghissssssime camminate nella campagna, rigenerandoci e aiutando la circolazione e tutte quelle robe da anzianotti che ormai ci portiamo dietro.

la cosa che più mi stupisce del Capo è che dopo tutti questi anni non si è ancora stancato di ascoltare le mie chiacchiere ed è contento di avermi accanto che ciarlo anche mentre si occupa della sua salute.
E’ proprio un grande amore il nostro 😉 !

ott (5)
Bene.
Dopo questo post caotico e senza logica, vi lascio con questo scatto emblematico.
Non ho resistito alla fettuccia dell’emporio cinese e ho dato il via ad un nuovo tappeto, consapevole del fatto che arriverò alla fine con un polso mezzo slogato.

Buon autunno ossessivo compulsivo a tutti voi.

il libro sul comodino: elogio dell’audiobook

audiolibro-mon-amour_graficasapevo sin dall’inizio che non avrei avuto la costanza necessaria per gestire una rubrica settimanale.

sì, l’idea era accattivante e io mi sono lasciata subito prendere dall’entusiasmo dell’appuntamento fisso, ma poi tra una cosa e un’altra finisce sempre che rimando la stesura del post e intanto i libri mi si accavallano creandomi un blocco da selezione che si trascina fiacco giustificando ulteriori posticipi.

e quindi niente...il libro sul comodino non sparisce ma diventa una rubrica incostante e inaffidabile, tanto quanto la persona che se ne occupa.

120611010642-AEDA_giugno_mese_audiolibroin questi ultimi due mesi ho letto molti bei libri e molti altri son pronti ad uscire dalla lista d’attesa, ma non è di un titolo in particolare che voglio parlare oggi.

oggi vi voglio parlare di una categoria.

da lettrice fanatica e intransigente quale sono sempre stata, io gli audiolibri li ho sempre disprezzati.

avendo la puzza intellettualistica sotto il naso, li consideravo roba per signore pigre e ignoranti che pur di vantare dei best seller nel curriculum si sprecavano a dedicare qualche attimo all’ascolto.

maxresdefaultun primo dubbio sulla validità dei miei pregiudizi mi era venuto già nel lontano ‘novantasette, quando a Radio Rai Baricco lesse Furore di Steinbeck.
per me, che lo ascoltavo nel buio e nella solitudine, fu un’esperienza mistica che ancora ricordo con piacere.
ma lì si trattava di una diretta e la lettura aveva un sapore tutto particolare che ho non mai più ritrovato.

81QyWuAhWUL71sIWUltkvLora però che sono grande e che mi son tolta di dosso un sacco di pregiudizi stupidi, di questi famigerati audiolibri sono diventata una grande fan.

avendo decisamente meno tempo per leggere mi vedo costretta a scegliere bene i testi a cui dedicarmi anima e cuore e così finisco col perdermi un sacco di altri libri che mi incuriosiscono ma che per questioni pratiche finiscono in seconda linea nella famosa lista d’attesa.

il-ballo_794839dickinson_mezzogiorno_emons-752x510o meglio, così era fino a quando non mi sono decisa ad alzare il volume del mio lettore mp3.

già perchè la musica e la radio mi piacciono tantissimo ma spesso ho bisogno di qualcosa che mi scaldi i pensieri e così ho preso questa sana abitudine di ascoltare persone famose che leggono per me.

posso farlo mentre cucino, mentre sbrigo le faccende e soprattutto la sera, quando tutti sono andati a letto e io mi attardo sul divano a fare la maglia.

inutile dire che l’atmosfera che si crea è magica.

land-rover-emons-audiolibri-insieme-per-la-cultura-ogni-strada-ha-una-storia-da-raccontare-lr_immagine_ragazza-con-orecchino-di-perlai titoli a disposizione sono tantissimi.
il costo è più o meno quello di un libro cartaceo ed esistono sia le versioni mp3, che si scaricano da internet, che quelle su cd che si comprano in libreria.
ovviamente molto si trova anche gratuitamente ma si tratta per lo più dei grandi classici che non sempre si rivelano il sottofondo migliore per i lavoretti della sera ;).

questo post è dedicato a FrancaRita che vorrebbe leggere di più ma anche continuare a fare le mille cose che fa, ringraziandola di cuore per tutte le cose belle che mi insegna.

buone letture e buon ascolto !

il libro sul comodino: “Affari di famiglia” di Francesco Muzzopappa

coveroggi avrei voluto parlare di un libro che mi ha rubato il cuore e ha fermato il tempo,
un libro il cui protagonista resterà impresso nella mia memoria per sempre,
un libro che mi ha fatta ridere e piangere senza vergogna in giro per la città.

ma proprio a causa di tutte le lacrime che ho versato, ho deciso di rimandare la sua recensione
in quanto, vista la conclusione del post precedente, non voglio fare la figura della piagnona ad oltranza, quindi aspetto che il clima sia favorevole e poi farò in modo che diventi il libro più letto del secolo !

immagine_oggetto_editoriale_850x600dunque oggi vi racconterò di un altro libro,
leggero e divertente,
scritto da un giovane talento italiano, rivelatosi con il romanzo “Una posizione scomoda” ( geniale anche quello).

la storia è quella di una Contessa torinese alle prese con la crisi economica e con un figlio che dimostra senza troppa fatica di essere tanto bello quanto «una specie di creatura acefala cui al massimo dare compiti semplici come rispondere chi è? al citofono» e prende i contorni del giallo quando la protagonista viene ‘rapita’ da un ladro gentile.

64195_365593106887241_484029008_nMuzzopappa si ispira ai grandi scrittori comici inglesi e utilizza un linguaggio pulito e mai volgare.

persino nel primo libro, dove si narrano le vicende di un giovane finito per caso a scrivere sceneggiature porno, non ci sono cadute di stile e la lettura scorre piacevolmente tra le ingegnose avventure dei protagonisti.

in questo caso la Contessa è dotata di un’ironia micidiale e il suo modo di guardare al mondo è di una straordinaria vitalità, tanto che riuscirà ad affrontare situazioni completamente surreali senza nemmeno scomporsi troppo.

muzzopappapostinsomma questo Muzzopappa ci sa fare ed è davvero una voce nuova per quel che riguarda il romanzo italiano
( dove la tendenza generale è volta verso il pessimismo cosmico e la psiconalisi più spinta )
e i suoi libri sono l’ideale per passare qualche ora spensierata e ridanciana…così…tra un mattone e l’altro !

oltretutto si dà il caso che l’autore sia attualmente in tour, quindi se capita dalle vostre parti, vi consiglio caldamente di andare a sentire cosa racconta !

buon divertimento e buona lettura !

il libro sul comodino: “Maschio bianco etero” di John Niven

coverdi John Niven avevo già parlato qui.

il suo primo libro è stato uno dei più belli che ho letto negli ultimi anni e quando ho visto che ne era uscito un altro l’ho comprato senza starmi troppo ad interrogare sulla trama e i contenuti.

Niven_John_Gott_Bewahre_Heyne_FensterbankNiven ha uno stile così particolare che da solo basta a fare un romanzo e anche questa volta non mi ha delusa.

la storia è quella di Kennedy Marr, sceneggiatore ricco e arrogante, approdato negli States sull’onda del suo strepitoso successo.
alle spalle si è lasciato una figlia, un matrimonio fallito e una madre malata.
sull’orlo del fallimento economico si vedrà costretto ad accettare un incarico da insegnante proprio nel paese dove è cresciuto e dove dovrà fare i conti con le mancanze del suo passato.

Kennedy è una carogna patentata.
un uomo dedito ad eccessi di ogni tipo.
è egoista, maschilista, presuntuoso, detestabile e tutto il peggio che vi viene in mente…ma non so come, finisce per rubare il cuore del lettore.

John-Niven-2dev’essere la bravura di Niven nel mostrarci lentamente le sue fragilità e le sue paure,
nello svelarci un passato non proprio invidiabile,
fatto sta che si inizia odiandolo e si finisce parteggiando clamorosamente per lui.

9780099592150nonostante qualche lacrima da trattenere, si tratta soprattutto di un libro comico,
caratterizzato però da un umorismo a volte parecchio scurrile e da un linguaggio estremamente esplicito.

ammetto che inizialmente può persino dare fastidio, ma una volta entrati nella storia il tutto diventa una sorta di ritmo narrativo e si finisce per apprezzarne le incredibili evoluzioni.

447495300_640insomma io per ‘sto Niven ho proprio una cotta e credo di potergli perdonare tutto, anche gli eccessi.

buon fine settimana

il libro sul comodino: “Odessa Star” di Herman Koch

es Odessa star_Layout 1di Herman Koch mi piace tutto !

mi piacciono il suo stile narrativo, le ambientazioni olandesi, la sottile analisi dei personaggi.
mi piacciono i suoi occhi buoni e quell’aspetto anonimo che ce lo fanno apparire per quello che non è.

RETRAT DE L ESCRIPTOR HERMANN KOCH.Odessa Star è stato scritto prima dei suoi due grandi romanzi di successo ( La cena e Villetta con piscina ) e  questo in un certo senso giustifica il suo stato acerbo, l’insistenza su certe descrizioni e lo stile un po’ pulp che fortunatamente andrà perso nei libri successivi.

boekenhermankochdentro però troviamo già tutti i tratti che caratterizzano la scrittura di Koch: i personaggi cinici e superficiali, il crescendo noir della vicenda, la falsità di tutte le relazioni interpersonali comprese quelle familiari e un senso della morale completamente distorto.

31_herman-koch-stephanie-noritz55a0901-cc’è un sacco di roba brutta nei suoi romanzi e davvero non mi spiego com’è che mi piacciano così tanto.

dev’essere che il lato oscuro delle persone mi affascina, soprattutto quando è celato dietro facciate perfette.

Odessa Star è un gran bel libro,
come lo sono tutti i suoi altri
e quindi ve li consiglio in massa.

sentitevi obbligati a leggerne almeno uno !

buona lettura

il libro sul comodino: “Mi raccomando: tutti vestiti bene” di David Sedaris

www.inmondadori.itDavid Sedaris è stato definito “il miglior umorista americano vivente”.

Uno scrittore capace di vendere milioni di copie nei soli Stati Uniti e di riempire i teatri come una rockstar.

131028_r24150-1186io per ora ho letto solo questo libro ma mi ha così entusiasmata che credo metterò presto mano a tutti gli altri.

David+Sedaris39554_163792383648379_272715_nSedaris proviene da una numerosa famiglia di origini greche, famiglia che per come lui la racconta è stata spesso definita disfunzionale,
laddove questo termine serve ad indicare la quantità di sofferenza che ci si può procurare vivendo insieme.

sono infatti proprio i suoi familiari ad essere protagonisti in questa serie di racconti che vanno dai ricordi d’infanzia alla maturità e che scandagliano con infinita ironia le complesse dinamiche che intercorrono tra l’autore e i suoi congiunti.
52337_163624460331838_5742711_osarà che anche la mia famiglia è parecchio disfunzionale ma ritrovarmi dentro situazioni vissute mille volte e vederle con un’ironia e una comicità nuove è stata un’esperienza piacevole.

Sedaris non mi fa propriamente ridere ma mi diverte e mi stupisce nel suo concentrarsi su vicende che paiono da niente ma che invece possono essere fondanti.

un libro che si legge velocemente e che lascia dietro di sè immagini e personaggi decisamente positivi o perlomeno così reali da poterli sentire vicini anche nelle loro meschinità e debolezze.

“Per me il mistero più grande della scienza continua a essere quello che un padre possa mettere al mondo ben sei figli, e che di questi non uno condivida i suoi interessi.

buona lettura.

il libro sul comodino: le poesie di Roberta Dapunt

rob dapin questi anni di maturità e disincanto mi sono timidamente riavvicinata alla poesia.

roberta dapunte anche se non mi infiamma più come un tempo, mi piace mandare i versi a memoria, e rigirarmeli nella testa, per il solo piacere che mi danno certe parole messe in fila nel modo giusto.

mi piacciono molto i poeti che vivono anni luce lontani dal mio mondo ma vicini alle stesse solitudini.
mi incuriosiscono le cose che riescono a trovarci dentro e l’incredibile abilità che hanno nel trasformarle in versi.

roberta-dapuntIMG_3508_GWRoberta Dapunt vive in un maso della Val Badia, dove l’inverno dura da ottobre a maggio e dove le montagne fanno quello che devono fare, senza sconti nemmeno per i poeti.

nei suoi versi c’è la bellezza di ciò che la circonda, la ricerca di un rapporto con Dio e soprattutto il racconto di un quotidiano fatto di poche cose, semplici e sacre.

Roberta-Dapunt-c-Daniel-Toechterle_3
L’amo così, profumata di ultime erbe incolte,
respinte per indifferenza sulle chine contorte,
difficile comprendere il silenzioso novembre e i luoghi,
che ogni anno di più reclamano il fischio sommesso della falce
e una verde urgenza servita a niente.

Io ti parlo da semplice condizione,
senza narrazioni sacre di avvenimenti,
senza i racconti in dottrine di imprese e di gesta,
senza le origini di dei e di eroi.
Riservato campo il mio, in cerca solamente di zitte presenze
e del comune esistere, poichè il tempo
in questo luogo è morsa di accadimento sempre uguale.

Casa mia è il maso, dentro il quale fluiscono anni e coscienza,
cadenza che non chiede il permesso di denunciare
ad ogni sguardo, in ogni angolo il suo passato,
epifania presuntuosa di generazioni avvenute.
Misurata vita la nostra, durata giusta che ha da spartire i mesi
tra i pochi fieni raccolti al sole e il loro fruscio ruminato al buio.
Il resto, passante, è silenzioso rimanere quando il tuo è ritorno.

L’amo così, lungo il colmo di abeti in pastura di quiete,
quando si fanno orlo i freddi campi e le nutrite nubi
e si leva una conversazione muta tra la libertà e misericordia.
E’ congiuntura, che accade una volta soltanto dentro l’anno,
chi torna da greppie riempite lo sa
e sa che il momento prima della neve ha un odore.

Ma soprattutto l’amo nella misura di chi sa scernere un’erba dall’altra
e condividere due silenzi di dovere, differenti
soltanto per un gesto tracciato da un segno di croce.
Civiltà contadina contata ormai in poche mani,
mentalità imprescindibile, semente nostra da salvare,
possidente di manualità che non conosce il giorno di riposo
e tiene il merito a fronte alta di abitare la montagna.

E dunque, espongo in questi versi, a te che passi un punto di vista,
che una stalla non è il volto della modestia,
bensì il tornaconto dei concimi versati.
E’ traccia immutabile di rinnovamento,
il beneficio di un vivere consueto lasciato in abbandono dai tanti.
Ciò che conosciamo da sempre ora ci succede di riconoscere soltanto.

dapunt_webdi ritorno dalla stalla

In questo buio compatto è perpetuo novembre.
Sei tu Dio? Onnipresente sconosciuto.
Perchè io so che tu sei,
lo sanno i miei sensi,
quando tornano dalla stalla.

Tutto è qui nella riservatezza rurale che ripeto
mattina e sera, spesso unico sentiero
che pesto come a passeggio verso casa.

Tutto è qui. Qui è l’avvenire,
qui è il tempo che passa e la morte che viene,
in questo gesto comune è la mia alleanza
posta fieno su fieno,
letame dopo letame,
solitudine per solitudine,
nell’amore alla vita, perchè vita è l’unico supporto,
qui su questo percorso, umile gioia dei giorni.

 

il libro sul comodino: ‘Disegnare il vento’ di Ernesto Ferrero

Layout 1«Sin da ragazzo gli piaceva disegnare navi, vascelli alberati, cutter, brigantini, e più c’erano alberi e vele e sartie più godeva, specie a tratteggiare battaglie navali, le nuvolette che fanno i cannoni quando sparano.
– Mi piaceva disegnare il vento, – ha detto quasi commosso, come scoprisse qualcosa di sé che prima non sapeva. – Era un po’ come disegnare la libertà, la forza. La vita. Rendere visibile l’invisibile».

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io a dirla tutta Salgari l’avevo sempre snobbato.

ricordo che quand’ero bambina andava di gran moda uno sceneggiato ispirato a Sandokan e i miei fratelli leggevano avidamente questi libri di avventure esotiche, le cui copertine mi apparivano troppo aggressive per una fanciulla estimatrice di Candy Candy e altre romantiche eroine.

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avendolo taggato come scrittore di roba da maschi, Salgari è uscito definitivamente dai miei orizzonti letterari,  salvo poi rientrarci in modo prepotente grazie a questo libro bellissimo che narra in forma romanzata la sua vita.

Emilio_Salgari_ritrattola vita di Salgari è stata una tragedia e in tragedia si è conclusa ma è stata anche un’esistenza carica di passioni, fantasie e amore per la famiglia.

era un sognatore puro, zeppo di contraddizioni e di tormenti e Ferrero ne traccia un ritratto indimenticabile, lasciando parlare coloro che con lui condividevano i giorni, le malinconie e le umiliazioni.

un libro straordinario come straordinario era l’uomo che racconta.

1705006_0ne sono rimasta così folgorata da riuscire a fatica a rassegnarmi all’amarissima conclusione della sua vita e di quella dei suoi cari e non avevo cuore di lasciarli un’altra volta al loro destino, tanto che mi sono subito buttata su un’altra biografia.

125737925-6c5f29da-5491-4036-acd8-43565f5ac479sal2incredibili sono poi le storie che corrono parallele a quella del protagonista e tra tutte mi piace ricordare quella di Alberto della Valle, geniale illustratore dei romanzi di Salgari, che reclutava l’intera famiglia a rappresentare le scene da riprodurre.

salgari“Quando si è giovani si è già immortali e basta. Ci sono giorni che odio Sandokan, Yanez, Tremal-Naik, il Corsaro Nero proprio perchè continueranno a vivere senza di me. Io non posso più farli morire, neanche se voglio. Una volta non potevo perchè avevo bisogno di loro per raccontare nuove storie. Adesso sono così forti che possono fare a meno di chi li ha creati. Come i figli, lo stesso. Crescono, vanno per il mondo e tu per loro diventi un peso. Ti sopportano. Li sento che ridono di me, i personaggi, la notte. Stanno sul ballatoio e ridono. Si sono ribellati a quel vecchio mona del paròn.”